Una rassegna che non è solo musica, ma un vero e proprio dialogo con l’anima della città: torna a Genova la rassegna Sei Gradi, un evento che si distingue per il suo forte legame con il territorio e la sua comunità.
La rassegna prende il nome dal format live Sei Gradi, ideato da Fondazione Entroterre e direttamente ispirato alla fortunata trasmissione “cult” di Rai Radio3. Il conduttore d’eccezione di questa formula unica è Luca Damiani, brillante giornalista e autore, che guida il pubblico e gli artisti in un percorso fatto di connessioni inattese, proprio come suggerisce l’omonima teoria.
Il programma si articola su due binari distinti ma complementari: da un lato, le serate propriamente “Sei Gradi”, in cui Damiani incontra e dialoga con grandi protagonisti del panorama musicale mondiale. Dall’altro, serate dedicate alla musica e alla poesia, con gruppi di particolare importanza per il fermento artistico genovese.
Elemento elemento fondamentale, infatti, è la stretta collaborazione con lo storico Louisiana Jazz Club, un locale iconico e molto noto nell’ambiente jazz genovese: ciò permette al Festival di radicarsi nella tradizione musicale locale, garantendo la presenza di gruppi di spicco nell’immaginario del territorio.
La particolarità assoluta della rassegna risiede nella sua profonda connessione con la cittadinanza. Gli argomenti affrontati negli incontri “Sei Gradi”, infatti, non sono casuali, ma derivano da un’indagine attenta sui desideri, sulle questioni sociali e sulle inquietudini della comunità genovese. In questo modo, il palco diventa una cassa di risonanza per le voci e i temi più vivi della città.
Puoi far parte anche tu dell’indagine, compilando il seguente questionario anonimo entro il 15 novembre.
Preparatevi a vivere un’esperienza culturale innovativa, interamente gratuita, dove la narrazione colta si intreccia con l’improvvisazione jazzistica e le radici più autentiche di Genova. Sei Gradi è un invito a scoprire la città attraverso la lente universale e connettiva della musica e della parola.
“Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale è possibile unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta attraverso una catena al massimo di sei conoscenze. Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi nel 1993 e, più di recente, un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.“
Apriamo il ciclo genovese di Sei Gradi con l’eclettismo di Enrico Pieranunzi, la cui musica, è stato scritto, “dà voce al desiderio di superamento del confine interpretativo” ed egli “si prende la libertà di interpretare se stesso”. Classe, eleganza, immaginazione sono gli ingredienti di un’esperienza sonora che riesce a catturare appassionati e non di ogni genere musicale.
Un mondo musicale intenso e personalissimo quello di Enrico Pieranunzi, musicista tra i più versatili della scena musicale europea, nella cui particolarissima avventura sonora blues, barocco, jazz, classica e molto altro convivono fin dall’inizio uno a fianco all’altra.
Giunti al quinto anno di collaborazione, Peppe Servillo e Cristiano Califano, voce e chitarra, continuano gli appuntamenti genovesi di Sei Gradi.
Nel sodalizio nato nel 2019, a sua volta scaturito da un breve contatto avvenuto ben dieci anni prima, i due artisti hanno esplorato sonorità e tematiche vicine al loro vissuto e alla loro terra, in produzioni come Il resto della settimana, Napulitanata e Marcovaldo ovvero Le stagioni in città.
Le note di Rita Marcotulli raccontano storie, si lasciano ispirare dalla vita di tutti i giorni, dalla natura, dalle esperienze, dalla musica dei diversi colori del mondo. Un viaggio immaginario in cui composizioni originali, omaggi al cinema e ad autori popolari come Modugno e Pino Daniele si mischiano a improvvisazioni suggerite dalle emozioni del momento.
A guidare l’esibizione, questa volta, saranno le parole di Luca Damiani, i ricordi che evocherà, in Sei Gradi nello spazio e nel tempo.
Nato a Vicenza quasi per caso, Danilo Rea è romano, ma non d’adozione. È romano perché la sua storia in musica nasce a Roma, tra le pareti di casa sua, dove l’incanto per i vecchi vinili di Modugno è più forte, già da piccolissimo, di qualsiasi divertimento: il vero gioco è suonare il piano, il vero incanto è la musica, il vero sogno è la melodia, il vero abbandono è nell’armonia.
I Sei Gradi per Danilo Rea sono quindi il momento ideale per dare forma al proprio universo espressivo e al suo talento naturale per l’improvvisazione: le idee che convergono nelle performance sono delle più varie, dai capisaldi del jazz, passando per le canzoni italiane, fino alle arie d’opera.
Così, con il suo talento capace di spaziare su qualunque repertorio, la sua sensibilità musicale, il suo estro gentile e la sua forza creativa, Danilo plasma la melodia schiudendo le porte a infinite possibilità che si aprono agli ascoltatori.
“Io improvviso sempre durante i concerti, odio avere una scaletta. Nulla è già deciso: per me un concerto è come un salto in un mondo che ti si apre strada facendo. È un po’ come raccontare una storia, cercando di costruirla parola dopo parola, e trovando spunti per reinventarla ancora, sempre viaggiando melodicamente sul filo dei ricordi comuni”.
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